Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, lì ricomincia la storia del calcio.

Jorge Luis Borges

mercoledì 8 febbraio 2012

PARLIAMO CON...MASSIMILIANO MAZZEI - IFIF

SEDICESIMA PUNTATA DELLA RUBRICA "PARLIAMO CON..."
5 DOMANDE SARANNO POSTE AD ADDETTI AI LAVORI ED ESPERTI DEL CALCIO GIOVANILE SIA NEI MEDIA, SIA NEI SETTORI TECNICI.
L'intervista è dedicata al mister Massimiliano Mazzei, un esperto della cultura calcistica italiana, come esempio di eccellenza da esportare all'estero e da incrementare nella nostra Penisola.


FC: Da quanto tempo e' nato il Vostro progetto e su quali esigenze nel panorama della docenza del gioco calcio?
MM: Il progetto IFIF è nato ufficialmente nell'Aprile 2010 a seguito di condivisione di idee di 4 esperti del calcio provenienti da settori diversi. Tutti avevamo avuto esperienze all'estero ed avevamo notato a fronte di una grande richiesta della conoscenza del calcio italiano, una latitanza quasi assoluta e presenze di qualità discutibile se non in rari casi. Pertanto il nostro progetto è nato per diffondere la cultura del calcio italiano prevalentemente all'estero. Altre culture con meno contenuti e storia sono molto più diffuse e conosciute di quella italiana. Quando all'estero si parla di calcio italiano subito viene in mente la fase difensiva, ma non è questo il punto fondamentale. Il calcio italiano si è sempre differenziato dagli altri per la grande attenzione e concentrazione durante la partita oltre che a valori tecnici e soprattutto tattici eccellenti. In virtù di questo, tutti al mondo ci riconoscono una straordinaria e profonda conoscenza del gioco del calcio, probabilmente più elevata che in ogni altro Paese.
FC: Quali sono i riscontri che avete avuto dagli addetti ai lavori e non ?
MM: Abbiamo avuto un riscontro molto positivo aldilà delle aspettative, soprattutto perché i nostri programmi sono a medio lungo termine al contrario di quello che offrivano proposte italiane in genere, che si basavano sul concetto "One shot" ovvero ottieni il massimo, nel minor tempo possibile. Questo non per fare una critica ma è il grande limite del calcio italiano, ha una visione del fenomeno limitata al Paese o poco più e non ha ancora preso coscienza che il calcio è lo sport della globalizzazione per
eccellenza. Siamo in contatto co federazioni di Paesi emergenti per avviare progetti di sviluppo dei loro settori giovanili elevando come prima fase la conoscenza dei tecnici locali. Parliamo di programmi di sviluppo della durata minima di 3 anni che uniscono un'idea di calcio ben definita con obbiettivi chiari, alle nuove tecnologie.
FC:Come credi stia cambiando l'insegnamento del calcio a livello giovanile? Sia nei dilettanti, sia nel calcio professionistico?
MM: Spero cambi concretamente. Entriamo in un campo complesso dove necessita un intervento forte e chiaro a livello nazionale. Il settore giovanile è afflitto da problemi cronici e da un interesse reale tutto da valutare. Voglio dire che il nostro è un paese che negli ultimi 20 anni ha pensato molto poco al futuro, ai propri figli e la stessa cosa è accaduta nel settore giovanile. La situazione attuale e del recente passato ci obbliga a risolvere i problemi in emergenza quotidiana, ma questo porta inevitabilmente a non avere futuro. Per fare un esempio molto concreto, i club europei che si sono sempre distinti per sfornare ottimi calciatori destinano ogni hanno una percentuale fissa ( dal 20 % al 25%)del fatturato al settore giovanile. Questo in Italia è impensabile, anzi nella maggior parte dei casi è il settore giovanile che fornisce risorse agli adulti, soprattutto nei dilettanti. Dal punto di vista tecnico bisogna valutare le attitudini e le motivazioni dei tecnici che sono molto diverse fra settore giovanile ed adulti. I dilettanti che rappresentano un numero molto grande combattono con problemi economici seri nella gestione, dal punto di vista tecnico non sono molto lontani dai professionisti come tipo di allenamento chiaramente con le ovvie differenze tra chi lo fa di professione e chi lo fa dopo aver lavorato o studiato durante la giornata. Avendo visto tante realtà in giro per il mondo, mi sembra di notare differenze più significative tra i professionisti. Innanzitutto in altri paesi molto competitivi al momento si è radicato in concetto dell'utilizzo delle tecnologie al fine di avere sempre piò dati oggettivi e meno soggettivi per migliorare costantemente la performance. Puntualizzo la parola performance che non significa vincere per un semplice motivo di praticità. Migliorare la performance significa centrare un obbiettivo, vincere non può essere definito un obbiettivo, ma è una speranza. La performance con lavoro adeguato posso migliorarla, vincere e legato ad un'infinità di variabili incontrollabili, pertanto non può essere definito un obbiettivo. Infine i Club italiani non hanno un'idea propria di calcio, perseguono i risultati, più secondo le logiche di mercato, che di calcio giocato e finisce che tutti giocano allo stesso modo, raramente si assiste
ad una partita piacevole e si esce soddisfatti dello spettacolo. Vincere è importante, ma farlo a proprio modo lo è ancora di più.
FC: Tecnica, tattica e motivazione. Quali aspetti privilegiare nei ragazzi?
MM: Farei una distinzione per fasce. La motivazione è la leva più importante da far sviluppare in un bambino fino ai 10 - 11 anni. In questa fase è assolutamente fondamentale far conoscere il calcio ai bambini e farli appassionare. Dobbiamo fare il possibile per far nascere in loro la mania per il gioco del calcio. Questa sarà elemento essenziale per il futuro. La tecnica è lo strumento per giocare bene a calcio per cui ha un'importanza fondamentale ed in varie forme deve avere sempre una parte dominante
nell'allenamento, privilegiando più l'aspetto situazionale rispetto a quello analitico. La tattica è indispensabile, e qui bisogna fare distinzione fra tattica e tatticismo. La tattica c'è sempre nel gioco del calcio, anche nel bambino di 8 anni che fa  1 contro 1 la attua attraverso l'interpretazione della situazione e la relativa soluzione, è strategia quindi tattica e questa va stimolata anche se sempre in forma autonoma induttiva e non imposta. Altra cosa è parlare di disposizione in campo con numeri che sono fini a se stessi e pensare che questo sia la soluzione. La soluzione per vedere un bel calcio è fare buoni
giocatori, non la disposizione tattica.
FC: Quali sono le scuole calcio che ritieni all'avanguardia in Italia e all'estero?
MM: In questo momento nel mondo c'è un grande fermento nel calcio e ci sono esempi davvero interessanti che val la pena di segnalare.GERMANIA: In Europa l'esempio più interessante è quello della Germania. A partire dall'inizio del nuovo millennio è stato avviato un programma di sviluppo dei settori giovanili davvero eccellente, i risultati sono sotto gli occhi di tutti. La nazionale maggiore tedesca ha un'età media di 24 anni, e le rappresentative giovanili sono di altissimo livello. Il loro calcio si è sempre basato sul metodo, organizzazione e questo in sostanza non è cambiato, ma si è adattato al calcio moderno. Il tutto è partito da un'attenta analisi della società civile tedesca e in seguito è stato sviluppato un programma che stabilisce le linee guida per tutto il paese con un'idea di calcio più moderna. In Germania si gioca un bel calcio e forse non sarà un caso che la Bundesliga è il campionato con più presenze di spettatori allo stadio. URUGUAY: Questo è un piccolo Paese in mezzo a 2 giganti ( Brasile ed Argentina) con poche strutture, 4 milioni di abitanti ed un reddito medio di 7000 $ annui. Se ragionassimo all'italiana in questo paese non si potrebbe giocare a calcio ad alto livello. Invece ci troviamo di fronte ad una cultura di calcio straordinaria basata su competenza elevatissima. Ho conosciuto tecnici uruguayani e non ho potuto far altro che ammirare la loro competenza e professionalità. Ho avuto la sensazione molto spesso di essere di fronte ad autentici maestri di calcio. I risultati lo dimostrano. GIAPPONE: Dopo che negli anni 90 l'operazione di marketing per lanciare il
calcio in Giappone ha finito il suo effetto(Zico, Schillaci, Massaro Etc), si è passati ad una fase operativa di alta formazione nel calcio del Sol Levante. Attualmente il movimento calcio in Giappone è di livello molto elevato ed anche in questo caso la federazione ha svolto un eccellente lavoro. Il livello dei tecnici è cresciuto notevolmente e si fonda su concetto di formazione continua applicato costantemente. Per fare solo un esempio di come sia forte e valido il calcio in Giappone, nell'ultima finale dei campionato nazionale scolastico erano presenti allo stadio 50.000 spettatori! Oltre ad essere sempre presente da molte edizioni al mondiale ed ad aver vinto l'ultima edizione della Coppa d'Asia con Zaccheroni alla guida, la nazionale femminile si è laureata campione del mondo in Germania la scorsa estate. Alcuni giocatori Giapponesi ( Nagatomo ed altri) che militano squadre europee sono punti di forza e non più scommesse suggestive e commerciali come in passato. Questi 3 esempi hanno in comune una cosa: il valore delle risorse umane. In un calcio dove si pensa che comprare il giocatore più bravo sia la soluzione, questi 3 Paesi ci dimostrano l'unione di persone competenti nei ruoli giusti che condividono un'idea di calcio e conseguente programmazione è la strada per risultati eccellenti.

1 commento:

  1. E' interessante vedere che esistano realtà come l'IFIF che attraverso Mazzei diffondono una filosofia comune nel modo di vedere e di insegnare ai giovani.In Italia purtroppo(malgrado siamo considerati i "maestri della tattica e del contropiede" dagli stranieri) è sempre mancata una scuola e una metodologia di insegnamento e ciò che è stato sempre messo al primo posto è stato il risultato, senza preoccuparsi della maniera con cui questo viene conseguito a differenza di altre Nazioni come ad esempio la Spagna.Gli Italiani in genere per loro natura sono piuttosto restii a lasciare la propria terra per andare a lavorare all'estero ma è anche vero che in Italia manca,a mio modesto avviso, una organizzazione a livello federale su come sostenere ed aiutare i propri tesserati senza squadra per esempio a poter lavorare all'estero a differenza ad esempio della Francia che tiene contatti con le federazioni estere ed offre ai propri tesserati possibilità di lavoro permettendo contemporaneamente di diffondere il proprio verbo calcistico.In Italia però fino ad ora è mancata appunto questa scuola di pensiero comune di un metodo a differenza di Spagna,Olanda e Francia che però su scala mondiale hanno vinto tutte insieme meno della nostra Nazionale da sola. Ben venga quindi un sistema ed un approccio comune nel diffondere il "calcio pensiero" italiano nel mondo e la creazione di una "task force" di assalto che vada a "conquistare" calcisticamente con le idee ed i metodi i Paesi emergenti....

    Dott. Alberto Lungherini (allenatore e preparatore FIGC attualmente a lavorare in Qatar)

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