Ogni volta che un bambino prende a calci qualcosa per la strada, lì ricomincia la storia del calcio.

Jorge Luis Borges

mercoledì 31 agosto 2011

PARLIAMO CON...DAVIDE BRUNELLO

DECIMA PUNTATA DELLA RUBRICA "PARLIAMO CON..."
5 DOMANDE SARANNO POSTE AD ADDETTI AI LAVORI ED ESPERTI DEL CALCIO GIOVANILE SIA NEI MEDIA, SIA NEI SETTORI TECNICI.
L'intervista è dedicata a Davide Brunello - un allenatore, ma soprattutto un appassionato del mondo del calcio che organizza dibattiti, incontri e momenti di formazione per aprire la mente a tutti coloro che amano il mondo del calcio giovanile. 

FC: Che cosa significa "insegnare calcio" ai ragazzi in Italia nel 2011 ?
DB: Sono convinto che ogni professione necessiti di grande passione ed un mix di varie qualità umane, con a capo la consapevolezza che, solo un necessario percorso di evoluzione personale (che non può ovviamente prescindere da competenze specifiche ) sia necessaria oggi , come ieri e come domani . L'alibi del contesto sociale ( nuove difficili generazioni, società che non crea i presupposti , giovani diversi ecc. ) non dovrà essere una scusa per giustificare le difficoltà di una professione-passione che richiede una sensibilità sopra il comune .
FC: Come trovi stia cambiando il mondo del calcio giovanile? Sia tra le società dilettantistiche che nei palcoscenici professionistici?
DB: Trovo che la favola del settore giovanile e della sensibilità nei confronti di tale settore sia una bufala gigantesca in Italia : ovvero si predica bene per apparire , ma in sostanza si razzola molto male . Non conosco ad ora un progetto a medio lungo termine in Italia sostenuto da basi tangibili che punti decisamente alla crescita dei ragazzi senza essere sotto scacco delle dirigenze che più o meno velatamente pretendono risultati .
FC: Quali sono i requisiti per un buon allenatore di calcio giovanile?
DB: La base a mio avviso deve essere l'umiltà di apprendere e di evolvere come ho già espresso sopra , che deve mediare la grande spinta passionale che accomuna quasi tutti i neo allenatori .
Oggettivamente un giovane allenatore o magari laureato fresco in scienze motorie od un giocatore al termine della carriera ( come nella maggior parte dei casi accade ) , non può assolutamente possedere l'esperienza pratica , per poter incidere , trasmettendo ciò che di buono ha nella propria mente . La metodologia risulta fondamentale nel processo di apprendimento , ma anche questa da sola non basta , se chi trasmettere non trascende dalla pura specificità della materia che insegna sconfinando con la dovuta sensibilità nel campo delle relazione interpersonali avendo come strumento principale la comunicazione .
FC: Tecnica, tattica, preparazione fisica e motivazione. Tra quali di questi settori trovi che ci siano più margini di crescita?
DB: L'insegnante modello racchiude una serie di qualità professionali che coinvolgono molte aree di competenza , ma se devo sceglierne una , vedendo all'opera molti allenatori o persone che gestiscono risorse umane punto decisamente sulla comunicazione e quindi sulla motivazione .
FC: Guardando in Italia quali settori giovanili ritieni all'avanguardia e perché? All'estero invece?
DB: Penso all'Atalanta che , grazie a figure storiche come Mino Favini ed in questo momento Lucia Castelli e Stefano Bonaccorso , ha contribuito in maniera significativa a migliorare la cultura italiana ( abbiamo imparato molto da loro nei vari aggiornamenti ) , ma non solo loro . Sono convinto che in Italia non manchino le figure che potrebbero elevare la qualità dei settori giovanili ( sto parlando di gente che ha spessore professionale e competenze incredibili maturate sul campo e sui libri ) ma non si ha il coraggio di metterle a capo del settore giovanile dandogli potere riconoscendogli il giusto compenso economico . Il sistema è viziato dalla testa e deve evolvere con passaggi radicali a cominciare dalla percentuale di investimenti che devono essere veicolati nel settore giovanile , a discapito delle prime squadre ; ma per far questo le società dovranno avere le idee chiare condividendo dalla testa alla coda questa politica , scegliendo per la prima squadra un allenatore che dopo "attenta e competente valutazione " (quando si sceglie ci si deve accollare la responsabilità , per cui se la scelta è sbagliata io che ho scelto pago per primo) verrà messo nelle condizioni di far esprimere al massimo tutto l'ambiente ( facendogli un contratto di 5 anni ). Facile a dirsi ma a farsi la vedo dura . Per quanto riguarda l'estero farei una riflessione sul modello Svizzero dove la popolazione non arriva ad 1/10 della nostra e da diversi anni ottiene grandi risultati . La Germania dopo decenni di nulla ha messo mano ad un piano strutturale che ha portato risultati a medio termine estremamente significativi portando alla nazionale maggiore molti giovani . L'olanda maestra nel commercio da che storia ricordi investe sui giovani crea sistema e vende facendo quadrare i conti . Il Barcellona ha perseguito il modello olandese , caratterizzandolo con la propria identità Catalana .

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